Ottanio
Qualcosa di vecchio
Qualcosa di nuovo
Qualcosa di prestatoQualcosa di blu.
Qualche anno fa mi sono imbattuto per caso in un video musicale, la canzone era "Float" dei Flogging Molly.
Il protagonista è un omino smilzo smilzo, poco più che una di quelle figurette che disegnano i bambini con cinque linee e un cerchio; esce di casa, si mette in cammino e lungo la strada raccoglie tutto quello che trova: spille da balia, chiodi, monete, pezzetti di fil di ferro, molle, stoffa, mezza molletta da bucato, un pezzo di spazzolino da denti, una forchetta, pigne, e man mano si avvolge tutto addosso, come ad aggiungere parti di se; non una corazza, piuttosto un corpo nuovo.
Lascio a chi vorrà vederlo scoprire il finale.
Mi sono subito rivisto nell'omino smilzo; inizialmente, per il motivo più immediato e banale, per la mia effettiva tendenza a raccogliere di tutto e a pensare (no, a sapere!) che tutto può servire.
Poi, rivedendolo e perdendomi come al solito in nuvole di pensieri, ho cominciato a rifletterci.
In fondo iniziamo la vita, la nostra vita, diciamo la nostra vita adulta, come omini smilzi e inermi; cerchiamo di navigarci dentro nel miglior modo possibile, a volte con successo, a volte meno, a volte guidati da qualche buona stella e altre nell'oscurità.
Ma sempre, costantemente, troviamo cose sul nostro cammino. Non saranno chiodi arrugginiti e spille da balia, ma saranno persone, esperienze, amici, amori, delusioni, euforie, fallimenti, realizzazioni, schiaffi e abbracci. Saranno traslochi e partenze, persone che arrivano e persone che se ne vanno, incontri che si rincontrano, sarà il futuro che ci rincorre e il passato che non ci lascia. Tutto questo, e di più.
Sta a noi mettere insieme i pezzi, aggiungendo qualcosa di nostro e costruendo pazientemente, con il lavoro delle mani e del cuore e con tutta la dedizione di cui siamo capaci - e un po’ di testardaggine - quello che siamo, quello che saremo. Costruendolo, o forse ritrovandolo. Fino a diventare noi, e navigare il nostro mare.
Ah già, la lampada. Cosa c’entra?
C’entra, perché a modo suo rappresenta tutto questo. Il cilindro di un Ciao, due pezzi di tondino, base e paralume pazientemente fabbricati; un’accozzaglia di pezzi destinati all’oblio e assemblati per diventare una cosa nuova, una cosa viva. Come tutto quello che è Malpeza.
P.S. Il video è qui