Avevo pronto un post ruffiano, per salutare il 2019 che per questa mia creatura che è Malpeza è stato in effetti stracolmo di soddisfazioni, e salutare il 2020 che si spera ne dia ancora di più.
Poi il 31 dicembre ero in laboratorio per iniziare a costruire una libreria, il 1 gennaio ero in laboratorio a continuare la libreria, e ho pensato che non c'era modo migliore per concludere un anno e iniziare uno nuovo che essere lì, a tagliare, saldare e smerigliare.
Così il primo post del nuovo decennio (uuuh!) sarà questa lampada, che è la più stupida e buffa che abbia mai creato e sembra uno dei cannoni che usa Wile Coyote per catturare Beep Beep.
Ed è bellissimo così.
Dopotutto non si inventa quasi mai nulla. Consciamente o inconsciamente tutto quello che creiamo è frutto di un'imitazione, di un'ispirazione più o meno palese o anche di più ispirazioni frullate insieme, rimescolate, amalgamate, plasmate, insaporite.
Siamo il prodotto dei nostri sensi; siamo una centrifuga che processa e trita ciò che vediamo, sentiamo, tocchiamo, annusiamo (ne ho dimenticato uno - perché no? gustiamo!), e quello che ci distingue è la capacita di trasformare tutto questo magma di stimoli in qualcosa di nuovo, diverso, personale; qualcosa che magari ispirerà altri, in un circolo infinito.
A volte però si copia e basta. Copiare è la più pura forma di ammirazione, dicono. E quando ho visto questo omino forgiato a fuoco e martellate da un vero maestro del ferro, ho subito pensato che dovevo averlo; e averlo per me significa farlo.
Non ho una forgia e non ho mai forgiato il ferro, ma, come diceva qualcuno, quello che non so lo so saldare (sì, non era esattamente così, ma non importa). E così da qualche pezzo di scarto è nata la mia interpretazione dell'omino pensoso, che non è più pensoso ma pieno di meraviglia, stupore e curiosità. Per non dimenticarsi mai di guardarsi intorno. Per non dimenticarsi mai di guardare le stelle.
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